BAARIA

>> domenica 11 ottobre 2009

Ho pensato di parlare un pò di questo film semplicemente perchè è l'ultimo che ho visto...e forse anche perchè, sebbene sia passata una settimana, ancora a volte mi sorprendo a rifletterci e a cercare di capire che impressione mi abbia dato.
Vederlo credo fosse diventato quasi un obbligo: se ne è parlato molto, forse troppo, e poi, se era piaciuto al nostro amato presidente del consiglio...non potevo non andare a capirne il perchè!
Ciò che alla fine mi è rimasto è una sensazione strana, già provata altre volte, nel non riuscire ad esprimere un giudizio netto alla domanda : "Allora, ti è piaciuto? Com'è?".
Non posso dire che sia un bel film nè che non mi sia piaciuto; di sicuro ho capito il motivo per il quale sia piaciuto al "cavaliere": una visione del fascismo che definirei da "barzelletta", leggera e ironica, una visione del comunismo come movimento di disfatta, responsabile di tutto il male della società, un episodio come quello di portella della Ginestra relegato all'immagine di un titolo su di un giornale.
Tornatore  vorrebbe racchiudere in 150 minuti 40 anni di storia italiana, raccontando al contempo la vita di un paese di provincia, con il suo corteo di "mostri" e "santi" tali da meritare un posto nell'affresco della cattedrale, e una delicata storia d'amore, affidando il tutto ad una narrazione corale in pieno stile verista, direi quasi "malavogliano".
Il regista vorrebbe prendere in considerazione un piano sociale, un piano storico, un piano politico ed un piano personale della vita dei suoi protagonisti ma in realtà non riesce ad approfondirne alcuno; decisamente non si può volere tutto e bisognava forse sacrificare qualche aspetto per approfondirne qualcun'altro.
Pur nella coralità della visione,alcune scene si evidenziano racchiudendo piccoli momenti di un mondo svanito, che Tornatore rievoca con nostalgia : la "rivoluzione" rappresentata dal ballo “misto” dove per la prima volta un uomo invita a ballare una donna, i saluti per i defunti affidati ai moribondi ( così tanti che "se non me li scrivete finisce che me li scordo") , la fuitina al contrario, la santa patrona, che sotto una pioggia battente, "se non rientra lei in Chiesa, non entra nessuno", i voti dei non vedenti, trasportati freneticamente ale urne alla diperata ricerca di una vittoria elettorale, la, prevedibile, fuoriuscita della mosca (ancora viva?) dalla trottola nella qual era stata rinchiusa.
Il risultato, per me, è un' "insalata mista", dove si "vola" in modo un pò troppo forzato e senza coesione, da un'epoca ad un'altra ( utilizzando, per forza di cose, il dissolvimento di una scena per passare alla successiva, come se si trattasse di capitoli di un libro) e che alla fine ti lascia dentro un grande senso di delusione.
Il cast, di tutto rispetto, che vede una esagerata sequela di attori noti al grande pubblico ( Luigi Lo Cascio, raul Bova, Beppe Fiorello, Laura Chiatti, Nicole Grimaudo, Michele Placido, Nino Frassica, Tony Sperandeo,  Aldo Baglio, Vincenzo Salemme, Giorio Faletti, Leo Gullotta, Ficarra e Picone, etc) delegati a ruoli secondari con la scelta di riservare al ruolo dei protagonisti volti meno noti ( Francesco Scianna e Margareth Madè) è un vano tentativo di riempire una storia vuota e di attirare più spettatori possibili. Da sottolineare il ruolo di Monica Bellucci, alla quale Tornatore assegna l'unico ruolo che evidentemente reputa all'altezza dell'attrice ( vedere per capire :op !).
Meritano invece una nota più che positiva le splendide musiche di Ennio Morricone che non si smentisce mai, la riproduzione degli ambienti, interni ed esterni, ee la splendida fotografia diretta da Enrico Lucido.
Insomma, il film merita  certamente di essere visto ma non è certo il capolavoro che avrebbe potuto essere.
Non so se il film vincerà l'oscar, il che comunque non credo abbia un grande significato reale, ma se posso permettermi credo davvero che meriterebbe un premio il trailer, toccante, ben fatto, lascia parlare i gesti, le immagini, le musiche, piuttosto che le parole, ed emoziona al punto da dare i brividi.

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